Nel contesto socio-sanitario quando si perde la motivazione all’aiuto ed aumenta l’incapacità di elaborazione delle difficoltà organizzative, nei servizi gli operatori manifestano atteggiamenti di “autodifesa”. Questi atteggiamenti, a lungo andare, inducono il professionista a disinvestire in ambito lavorativo. L’operatore si ritrova così a vivere una vita personale “stancante” inserita in una vita lavorativa “demotivante”. La sua incapacità a “elaborare” le emozioni personali mina il processo di aiuto stravolgendone i significati e creando un distacco freddo (mai terapeutico per la costruzione dell’alleanza terapeutica)
oppure coinvolgimenti personali (mai terapeutici perché si giocano dentro a dinamiche personali e a identificazioni pericolose).